COLLEZIONE MARCO CURCI - IL GIRO DEL MONDO IN…UN SOLO GIORNO

Giovedì, 06 Luglio 2017

Levriero Afgano, Gran Bretagna, 1996

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Il Levriero Afgano è una razza antichissima, forse una delle più antiche. Il progenitore di questa razza giunse probabilmente dall’Asia centrale insieme agli indoeuropei, i quali formarono un regno, la Battriana, nelle regioni settentrionali dell’attuale Afghanistan. Negli anni successivi, gli indoeuropei migrarono verso l’attuale regione iranica, infatti il loro levriero veniva anche chiamato “Tazi”, che significa “arabo”. Cane molto rassomiglianti a questo sono stati ritratti in graffiti risalenti al 2000 a.C. e sono stati citati in un papiro egizio ancora più antico. La leggenda vuole che perfino sull’arca di Noè vi fossero due esemplari di questa razza canina.

Il primo documento recente che raffigura un Afgano è un acquarello pubblicato nell’opera di Thomas D. Broughton, Lettres écrites dans un camp de Mahratta pendant Vannée 1809 (Lettere scritte in un campo di Mahratta, nell’anno 1809).

Nel 1907 apparve in Inghilterra il primo autentico Levriero Afgano. Zardin, un maschio di cinque anni, che il capitano John Barff aveva condotto dalla provincia di Seistan. Esposto al Crystal Palace di ottobre, Zardin suscitò l’entusiasmo generale e fu ritratto nei dipinti eseguiti da Arthur Wardle nel 1907 e da F. T. Dawsen due anni più tardi, che dovevano servire come base per la redazione dello standard del 1927, cui lavorò Evelyn Denyer.

Il primo allevamento fu costituito in Scozia nel 1921. La definizione dello standard fu raggiunta solo nel 1933.

La razza è nata come cane da caccia, ma oggi è esclusivamente un cane da compagnia e da show. La particolarità è che non hanno odore: essendo nati per la caccia prevalentemente in zone desertiche non hanno mai sviluppato uno strato sottocutaneo di grasso come nelle altre specie canine, di conseguenza non sudano e non odorano.

E’ un cane che colpisce per il portamento, viene considerato tra i più belli del mondo. Il pelo lunghissimo che asseconda l’andamento fluido del passo e del trotto. La testa alta e regale. Il mantello ha una sola muta nella vita, nel passaggio da cucciolo ad adulto, ed una qualità del pelo molto simile al capello umano. Il levriero afgano presenta alcune caratteristiche (l'andatura, gli agguati, la corsa e le orme) che mostrano similitudini con alcuni felini nord africani. Difficile non rimanere colpiti.

Lo standard ammette tutti i colori: biondo oro, crema, fulvo con maschera scura, nero e tigrato. Il più raro è il Levriero afgano Oyster (Madreperla), che ha il muso chiaro senza maschera, la groppa grigio argento, il mantello bianco e le orecchie con sfumature che vanno dall’avorio al nocciola.

Secondo alcuni è il tipico cane che “fa da scemo per non pagare dazio”, come recita un vecchio modo di dire. Nei fatti, è un cane assai attento, ma altero, poco disponibile ad assecondare le tipiche associazioni di comandi, perché è un cane nobile dentro, che prima di fare una cosa deve essere profondamente convinto che serva a qualcosa e che a chiederla sia stata persona degna di stima e fiducia. E certo non un estraneo, che l’afgano, a prescindere, proprio non ama.

E ora, qualche curiosità.

Nel 2005, dopo gli esperimenti con la pecora Dolly, nacque Snuppy, il primo cane clonato: un levriero afgano.

È il cane degli artisti. Il più importante è sicuramente Pablo Picasso, che ne adottò tre: Kabul, Kasbec e Sauterelle. I levrieri ispirarono alcune sue grandi opere, come la statua realizzata nel 1967 a Chigago, ispirata a Kabul, o alcuni dipinti come “Woman with a dog under a tree” e “Femme au chien”. Anche Salvador Dalì dedicò un dipinto a questo cane, intitolato ‘Invisible afghan with the apparition on the beach of the face of Garcia Lorca in the form of a fruit dish with three figs’.

Noto anche un ritratto fotografico in bianco e nero di Monica Vitti con un afgano.
La Mattel aveva prodotto un levriero afgano, compagno a quattro zampe della Barbie, oggi oggetto da collezionismo.
Nonostante l’aspetto scenografico, il levriero afgano non è molto presente in pubblicità. Ricordiamo Heidi Klum con un compagno di viaggio a quattro zampe e lunga chioma bionda in uno spot per la Bentley. Sventolava la dorata criniera l’afgano della pubblicità della Scopa Swiffer del 2014.
Una protagonista delle pubblicità nazionali abita in Oltrepo Pavese. Si chiama Michelle, bellissimo Levriero Afghano. E’ diventata un muso noto della tv grazie allo spot del delle Tre Marie del Natale 2015. In seguito al successo, è stata protagonista di uno servizio di un grande marchio moda sulla rivista Vogue. Sempre per la moda, ha posato per un catalogo Armani Junior e uno Etro. Per emulazione e spirito competitivo, anche suo “fratello” il gatto di famiglia, Broke, è comparso nella pubblicità tv del marchio Giuntini.
Nel 2016, una foto ha spopolato nel web: Tea dalle lunghe ciocche nere. Portamento regale e pelo stupendo, Tea ha partecipato a tantissime gare di bellezza ottenendo sempre importanti riconoscimenti. Ma solo con quella foto è diventata famosa in tutto il mondo. L’immagine postata dal suo proprietario, Luke Kavanagh, la ritrae sdraiata su una panchina, rilassata e bellissima, dopo aver deciso di abbandonare le passerelle.
Piccola incursione nei cartoon.
"Molla l'osso Briscola" (What-a-Mess, in originale) è una serie di cartoni animati andata in onda su Italia 1 a fine Anni Novanta, con la sigla cantata da Cristina D'Avena. I tre protagonisti principali sono Briscola (levriero afgano), Felicia e Bully.
La serie si basa sui libri di Frank Muir, illustrati da Joseph Whrigt, scritti tra il 1977 e il 1990. E ha una doppia produzione, la prima in UK la seconda negli States.
E finiamo con un classico Disney: Oliver & Company (1988) dove fa una apparizione Rita, levriero afgano.

 

Silvia Sertorio

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